venerdì, 3 Maggio 2024

Una fantastica “Dio-incidenza”: Don Gianluca ci parla della sua lettura teologica di Harry Potter

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Chi non conosce Harry Potter, il giovane mago più famoso al mondo, e le sue avventure insieme ai suoi migliori amici? La saga fantasy scritta da J.K. Rowling ha conquistato i cuori di intere generazioni e ad oggi continua ad essere fortemente presente nella nostra cultura e letteratura post-moderna. I film tratti dagli omonimi libri ormai sono a tutti gli effetti dei colossal cinematografici che, anche a distanza di anni dalla prima uscita nelle sale, non smettono di entusiasmarci ed emozionarci. Chissà quanti giovani e meno giovani hanno ancora sul comodino “Harry Potter e la Pietra Filosofale”, da custodire con affetto, e in quanti ancora aspettano di rivederlo in tv, riuscendo a stupirsi ancora una volta!

Oggi per noi di Storie d’Abruzzo Don Gianluca Bracalante ci offre una visione profonda della saga sotto gli occhi della cristianità: abbiamo parlato del suo libro, “Harry Potter: una lettura teologica”, Cittadella Editrice, un interessante studio della magia, del fantastico, ma anche dell’amore, dell’amicizia… dal punto di vista della teologia.

Come nasce l’idea di scrivere questo libro? Aveva sempre avuto la passione per la lettura (e per il genere fantasy, nello specifico)?

Il libro nasce da ciò che io chiamo le Dio-incidenze. Mi sono accorto che saggisti e filosofi si sono interessanti molto alla saga. Mancava un testo completo a livello teologico. Nel 2018 iniziai il percorso della Licenza in Teologia Fondamentale alla Pontificia Università Lateranense di Roma e il professore Giuseppe Lorizio aveva ideato un corso: “la teologia tra scienza e fantascienza \ fantasy”. Tra i film da analizzare in chiave teologica c’era Harry Potter e mi sono detto che ero nel posto giusto al momento giusto per concretizzare il mio sogno.

Ci parli di come ha coniugato FANTASY e TEOLOGIA e perché ha scelto i libri della Rowling

Ho scelto i libri della Rowling per la mia grande passione verso la saga e i libri che sono stati definiti “il romanzo-mondo”. Coniugare fantasy e teologia, lavoro insolito e solitario, è il compito della nuova “Pop-Teology”. È possibile perché il genere fantasy è caratterizzato da elementi mitologici, soprannaturali, surreali. Richiamano temi forti come la creazione, la lotta tra il bene e il male, l’appartenenza ad una comunità, l’idea del sacrificio. Tutti temi che il cristianesimo ha fatto suoi con lo sguardo della fede in Gesù Cristo. La teologia è chiamata a riconoscere la dimensione soteriologica, quella cristologico-messianica e quella antropologica richiamate dai testi presi in esame, con particolare attenzione al linguaggio (mitico, narrativo e immaginifico) che in esse si esprime. Si tratta certo di una sorta di cripto-teologia, che intanto va riconosciuta, quindi letta e interpretata, e alla cui decifrazione la teologia può offrire un contributo non marginale, ma necessario, perché la ricezione di tali contenuti non sia ingenua e superficiale, ma il più possibile profonda e critica.

Quali elementi cristiani ha individuato nei libri di Harry Potter? Ci sono anche citazioni bibliche?

La lettura teologica della saga è stata possibile perché la Rowling pone a fondamento di tutta la saga due citazioni bibliche. Entrambe si trovano nel settimo libro in un cimitero. La prima la troviamo in due Vangeli, Matteo e Luca: ”Dove si trova il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore”. La seconda la si trova nella prima lettera ai Corinzi di San Paolo: “l’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte”. I frammenti della Rivelazione cristiana che ho analizzato sono: la felicità, l’amicizia, l’amore, la morte e la libertà. Sono vissuti tutti in chiave cristiana.

Ci può parlare del parallelismo che ha fatto tra la generazione di Peter Pan e quella di Harry Potter?

“La nostra società malata di Peter Pan verrà dunque salvata da Harry Potter?”. Questa domanda se la pone Isabelle Cani nella sua sinossi straordinaria tra “il-bambino-che-non-vuole-crescere” e “il-bambino-che-è-sopravvissuto”. La Cani lascia la risposta aperta perché il 2007, l’anno in cui scrive il testo, tentare una risposta era molto rischioso. Oggi, però, si può provare a balbettare una risposta coraggiosa. Io credo di si, che la generazione Harry Potter, quella del XXI secolo, può salvare quella Peter Pan del XX secolo. O, meglio, può essere un punto di partenza per un cammino di liberazione-salvezza. Entrambe sono generazioni senza padri, ma Harry Potter sente nostalgia del padre, e inizia la rinascita con il ripristino della figura del Maestro ponendo, così, una rottura di livello con la generazione Peter Pan che, nel 1968, urlava e scriveva motti sui muri, come il motto, non casuale, della Sorbona di Parigi, “mai più maestri”. Peter Pan, dunque, è la sintesi di un ego che non produce relazione, la cui formula è io=io, principio di ogni totalitarismo. Harry Potter accoglie la sfida del futuro proprio perché è consapevole che non tornerà mai più il padre-padrone. Per essere pronta a questo, la generazione Harry Potter ha necessità di essere formata dal Padre-Maestro che, nella saga, è incarnato dal volto per eccellenza della saggezza: Silente. In tal senso, la generazione Harry Potter, frequentando la scuola del coraggio, della giustizia, dello stupore della ragione e di una sana astuzia e avendo veri maestri capaci, potrà essere il punto di svolta per una nuova epoca diversa da quella orfana della generazione Peter Pan.

Ho notato che i personaggi “Cattivi” in Harry Potter… non lo sono mai al 100%. Ci sono tante sfumature, come per esempio in Severus Piton, che si rivelerà essere un uomo profondamente innamorato e non solo. Come la vede lei questa distinzione tra “BENE” e “MALE” nella saga di Harry Potter?

Harry Potter è diventato un classico della letteratura post-moderna non solo perché ha venduto 500 milioni di copie ed è stato tradotto in 80 lingue, ma anche perché ha aggiunto una novità non indifferente, tanto che possiamo parlare senza esagerazione di una narrativa “avanti” e “dopo” Harry Potter. Posso affermare questo perché è evidente che nel testo non esiste più il sistema classico dei personaggi descritti come protagonista, antagonista e aiutante in cui il lettore da subito coglie la divisione precisa tra bene e male, tra buono e cattivo. Leggendo il Signore degli Anelli, sappiamo subito decifrare che Gandalf è buono sempre e che Saruman è cattivo. In Harry Potter, nei personaggi-chiave della saga c’è una lotta interna tra bene e male, ognuno è buono e cattivo allo stesso tempo. L’originalità della Rowling, dunque, sta nel mischiare le carte, nel non rivelarci il posizionamento di alcuni personaggi-chiave del racconto, creando un filo di suspense con il settimo ed ultimo libro. A volte i buoni non sono così buoni, i cattivi vivono momenti di dubbio e redenzione: un gioco sottile di alleanze e tradimenti che disorientano e intrigano. Il personaggio di Piton ne è l’esempio più bello. È l’uomo redento dall’Amore, ha la forza di rinnovare sé stesso, ha il coraggio di trasformare lo sguardo da ossessivo a libero, restando fedele alla promessa di quel “sempre” che rende eterno l’Amore.

C’è un personaggio al quale si sente più affezionato?

Un personaggio che mi è rimasto nel cuore è l’elfo Dobby. È la voce di tutti i “crocefissi della storia”. Harry Potter diventa il Magnificat di Dobby cioè Dobby è testimone della salvezza-compimento della Storia nel bene. Dobby è cosciente di questo perché il Male (Voldemort) non è riuscito ad uccidere l’Amore (il sacrificio di Lily). Per Dobby non importa se resta molto o poco per attuarla definitivamente questa salvezza, ne è testimone. Solo così può morire, da elfo libero, fiducioso che l’ora della salvezza è attuata perché il Liberatore è giunto.

In ultimo… La “MAGIA”. Argomento ancora controverso per la religione?

La Chiesa è sempre stata molto chiara su questo argomento. Chi ha dei doni – carismi li mette a disposizione in modo gratuito. Il resto è speculazione economica – mediatica. La Santa Scrittura vieta di ricorrere alla magia perchè è una forma di potere che parte dall’uomo per cambiare la realtà e la volontà di Dio. Harry Potter però ci ricorda la forma più bella di magia che è quella della vita spesa per amore fino al sacrificio di sè. Harry Potter non è l’evasione dalla realtà o il rifugio assoluto nell’esoterico: chi afferma ciò non ha letto neanche una pagina della grande narrazione epica. Harry Potter è ogni uomo che si trova a lottare nella sua esistenza fino alla fine: una storia che ruota attorno al tipo di scelta che ogni individuo deve fare per stare dalla parte della vita piuttosto che della morte, facendo comprendere come l’apparente trionfo del malvagio alla fine debba essere sopportato nella Croce.

 

Nella foto: copertina del libro “Harry Potter: una lettura teologica”

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